GDV - 2 Agosto 2011

L’INTERVISTA (di Alessandra agosti)

Molière reinventato

E il “malato” diventa soltanto immaginato

Intelligente, ben costruito, spassosissimo. È “Il malato immaginato”, nuova produzione della compagnia Il Covolo di Longare, che in queste ultime settimane ha avuto il debutto e le prime applaudite repliche. Soddisfatti e fiduciosi Nicola Pegoraro

, regista e autore della pièce, e gli attori della formazione, alla loro prima esperienza in un territorio diverso da quello del teatro di tradizione, anch'esso peraltro sempre condotto un po' al di fuori degli schemi, con testi come “Dei ospital”, “Tericorditoti”, “Rosti e menarosti” e altri ancora. L'augurio per questo spettacolo? Sicuramente quello di vederlo girare il più possibile nella prossima stagione autunnale.

Perché questo cambio di repertorio e perché proprio Molière come scelta?

Sentivamo il desiderio di tentare qualcosa di nuovo, anche per non annoiarci, e le risorse per farlo c'erano. Quanto a Molière, si tratta di un autore che amo molto e che ha trovato il favore di tutta la compagnia: era profondamente coinvolto dalla commedia dell'arte italiana, improvvisava, si rivolgeva al popolo ed era molto moderno, con i suoi riferimenti a certe categorie sociali.

Una bella sfida, per una compagnia abituata a tutt'altro teatro...

È stato difficile, ma anche divertente. Ci siamo preparati molto seriamente, con un percorso di studio sulle opere di Molière, su alcuni saggi critici e sulla sua epoca, soffermandoci sui rapporti sociali, sul ruolo della musica e del balletto (il Re Sole, mecenate di Molière, la adorava, soprattutto quella di Lully) e su varie curiosità legate all'attività del commediografo e del “malato” in particolare, durante una cui replica Molière, tra l'altro, morì.

Una grande attenzione è stata poi riservata ai costumi e alle scene, scegliendo accuratamente colori e materiali: gli abiti, in particolare, si rifanno tutti all'epoca, tranne quelli dei dottori e soprattutto delle infermiere, in un certo senso simbolici.

Le maggiori preoccupazioni che avete dovuto affrontare?

Sicuramente la questione della lingua. Abbiamo deciso di far usare il dialetto ad alcuni personaggi - inserito nella commedia senza risultare greve e fuori contesto - e l'italiano ad altri. Abbiamo anche seguito un corso di respirazione per migliorare la resa: in realtà lo abbiamo fatto per noi in generale, al di là di questa commedia.

Avete anche condotto un attento lavoro di approfondimento sui singoli personaggi....

Anche in questo caso, nelle commedie passate i personaggi si potevano identificare con il vissuto di ciascuno e con la contemporaneità. In

questa no: essere un dottore ai tempi del Re Sole non è così immediato. Abbiamo elaborato delle schede per ogni personaggio, attraverso le quali creare un vissuto per ciascun attore. Senza scomodare Stanislavskij, ho invitato gli attori a inventarsi la vita del loro personaggio: chi era, da dove veniva, che rapporti aveva con gli altri. Si è ragionato sul concetto della distanza tra persone, sul linguaggio del corpo: se sei il dottore, difficilmente la serva potrà toccarti, ragionamenti che non eravamo abituati a fare negli altri nostri lavori, nei quali l'ambiente è più nostrano. Qui invece era importante stabilire delle regole e renderle naturali, così da dare spessore a ogni personaggio e renderlo credibile, anche nelle sue particolarità: una serva che dice “Vi impedirò di fare questo matrimonio” era impensabile, ma non per Molière e il suo teatro, dove il servo furbo che fa rinsavire il padrone è normale.

Rispetto all'originale, che dà spazio a riflessioni sulla società e l'esistenza, il suo “malato” punta con decisione alla farsa, ma senza scivolare nella volgarità...

Abbiamo alleggerito un po' il tutto, ma evitando di sfruttare la facile comicità che lo stesso Molière potrebbe suggerire, visto l'argomento, tra purghe e clisteri.

Operazione riuscita. Qualche ringraziamento?

Prima di tutto agli attori, che ce l'hanno messa tutta. Poi alla Banca del Centroveneto - Credito Cooperativo di Longare, che ci ha sostenuto; e all'Oratorio S.Maria Maddalena di Longare e all'associazione N.O.I. con i quali abbiamo un positivo rapporto di collaborazione e che ci lasciano usare gli spazi per le prove 

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